(Traduzione di Google) Il Giardino di Nishat, noto anche come Nishat Bagh o Giardino della Beatitudine, si erge maestoso lungo le rive orientali del Lago Dal a Srinagar, con le imponenti montagne Zabarwan a farne da maestoso sfondo.
Questo capolavoro moghul fu progettato nel 1633 da Asif Khan, fratello dell'imperatrice Nur Jahan, e rimane uno dei migliori esempi di progettazione di giardini moghul armoniosamente integrati con i contorni naturali del paesaggio del Kashmir.
Il giardino si sviluppa in una serie di dodici terrazze ascendenti, ognuna delle quali simboleggia un segno zodiacale, che scendono a cascata verso il lago. Passeggiando lungo i suoi sentieri, il mormorio ritmico del canale d'acqua centrale, fiancheggiato da eleganti fontane e delimitato da prati rigogliosi, riempie l'aria di serenità e grazia senza tempo.
L'allineamento del giardino trae ispirazione dall'architettura persiana "charbagh", ma è stato splendidamente modificato per adattarsi al terreno in pendenza di Srinagar. L'acqua sgorga da una sorgente elevata, scendendo con grazia da una terrazza all'altra, infondendo movimento e musica nella quiete dell'ambiente circostante.
Antici alberi di chinar svettano sui vialetti, le cui foglie sprigionano sfumature dorate e cremisi in autunno, mentre la primavera regala uno spettacolo di tulipani, rose, calendule e gigli, trasformando il giardino in un vibrante arazzo di colori. I visitatori spesso descrivono l'esperienza come una passeggiata in un dipinto vivente, dove natura, storia e geometria si fondono in un dialogo silenzioso.
Affacciato sullo scintillante Lago Dal, il Giardino Nishat cattura sia i riflessi delle cime innevate che il lento movimento delle shikara che scivolano sulle acque tranquille.
Il giardino offre quindi una cornice panoramica in continua evoluzione: mattine nebbiose quando la luce filtra attraverso la volta di chinar, terrazze soleggiate che brillano di gocce di rugiada e serate crepuscolari quando l'orizzonte arde d'oro mentre il lago riflette la luce morente.
Ogni terrazza promette un punto di vista diverso, un'evoluzione di vista e sentimento, che culmina in viste mozzafiato sulla celebre bellezza naturale del Kashmir.
Oltre al suo splendore visivo, il Giardino di Nishat racchiude strati di risonanza culturale e storica. Fu concepito non solo come un rifugio reale, ma come espressione artistica del paradiso terrestre, un riflesso della visione Moghul di ordine cosmico e armonia umana.
La disposizione, la simmetria e il simbolismo incarnano gli ideali spirituali di abbondanza ed eternità. Per i viaggiatori, il giardino offre una delicata immersione nel patrimonio del Kashmir: un luogo dove si può percepire sia il sussurro della grandezza Moghul che la poesia della natura.
Oggi, il Giardino di Nishat rimane un luogo amato sia dalla gente del posto che dai visitatori, offrendo angoli di pace per la contemplazione, scenari romantici per le coppie e spazi incantevoli per i fotografi.
La sua atmosfera cambia con le stagioni: verde lussureggiante in estate, delicatamente dorata in autunno e incontaminata sotto il gelo invernale. Che lo si ammiri dalle sue alcove ombreggiate o da una shikara che galleggia lì vicino, il giardino irradia una quieta beatitudine che si addice davvero al suo nome senza tempo: il Giardino della Gioia.
(Originale)
Nishat Garden, also known as Nishat Bagh or the Garden of Bliss, stands proudly along the eastern banks of the Dal Lake in Srinagar, with the formidable Zabarwan Mountains forming its majestic backdrop.
This Mughal masterpiece was laid out in 1633 by Asif Khan, the brother of Empress Nur Jahan, and remains one of the finest examples of Mughal garden design harmoniously blended with the natural contours of Kashmir’s landscape.
The garden unfolds in a series of twelve ascending terraces, each symbolizing a zodiac sign, cascading down towards the lake. As one strolls through its pathways, the rhythmic murmur of the central water channel, lined with elegant fountains and bordered by lush lawns, fills the air with serenity and timeless grace.
The garden’s alignment draws inspiration from Persian “charbagh” architecture, yet it has been beautifully modified to suit the sloping terrain of Srinagar. Water flows from a high source, descending gracefully from one terrace to another, infusing motion and music into the stillness of the surroundings.
Ancient Chinar trees tower above the walkways, their leaves casting golden and crimson hues during autumn, while spring brings forth a spectacle of tulips, roses, marigolds, and lilies, turning the garden into a vibrant tapestry of colors. Visitors often describe the experience as walking through a living painting, one where nature, history, and geometry unite in quiet conversation.
Facing the shimmering Dal Lake, Nishat Garden captures both the reflections of snow-capped peaks and the slow movement of shikaras gliding over tranquil waters.
The garden thus provides an ever-changing scenic frame: misty mornings when light filters through the chinar canopy, sunlit terraces gleaming with dewdrops, and dusky evenings when the horizon burns with gold as the lake mirrors the dying light.
Each terrace promises a different vantage, an evolution of sight and feeling, culminating in breathtaking views of Kashmir’s famed natural beauty.
Beyond its visual splendor, Nishat Garden carries layers of cultural and historical resonance. It was conceived not merely as a royal retreat but as an artistic expression of paradise on earth, a reflection of the Mughal vision of cosmic order and human harmony.
The layout, symmetry, and symbolism embody the spiritual ideals of abundance and eternity. For travelers, the garden provides a gentle immersion into Kashmir’s heritage: a place where one can feel both the whisper of Mughal grandeur and the poetry of nature.
Today, Nishat Garden remains a cherished spot for locals and visitors alike, offering restful corners for contemplation, romantic settings for couples, and enchanting spaces for photographers.
Its atmosphere shifts with the seasons, lush green in summer, softly golden in autumn, and pristine under winter’s mild frost. Whether admired from its shaded alcoves or from a shikara floating nearby, the garden radiates a quiet bliss that truly befits its timeless name — The Garden of Joy.