(Traduzione di Google) La mia visita al raffinato ristorante Apollo presso l'Hotel Grischa a Davos è stata un'esperienza incomparabile che ha messo in risalto ciascuna delle cinque portate create ad arte. Fin dall'inizio è stato chiaro che la cucina della casa funziona ai massimi livelli, sia nella precisione tecnica che nell'interpretazione creativa dei piatti. La combinazione di ingredienti regionali di alta qualità e finezza internazionale ha elevato la cena a un livello degno di una stella Michelin.
Il primo piatto è stato un capolavoro nell'equilibrio tra dolcezza e freschezza. L'aragosta bretone, preparata alla perfezione, era tenera e allo stesso tempo corposa nel gusto. Era accompagnato da un Kiduler Gazpacho fresco ma profondamente aromatico. Il gioco di consistenze attraverso le zucchine delicatamente incorporate e la sottile nota di anice del finocchio conferiscono al piatto un'armoniosa leggerezza. L'aragosta, cotta alla perfezione, fondeva la dolcezza del mare con la freschezza terrosa delle verdure e delle erbe aromatiche. Un inizio che fece subito presagire quello che sarebbe seguito: la perfezione culinaria
Il branzino, preparato secondo il tradizionale metodo “Ike Jime”, ha portato nel piatto una straordinaria raffinatezza non solo attraverso la sua consistenza, ma anche attraverso il suo gusto incomparabilmente puro. I calamaretti nel brodo di mare, profondamente aromatico, si armonizzavano perfettamente con il pesce, mentre il cavolfiore, sia in crema che nella sua forma originale, esaltava le note terrose del piatto. Ogni boccone era come un viaggio al mare, con un'enfasi sulla profondità dell'umami del brodo e sulla freschezza del pesce. L'interazione dei sapori è stata un meraviglioso esempio di sapiente semplicità implementata al più alto livello di artigianalità.
La terza portata era un omaggio alla regionalità, con una spalla brasata di Davos Wagyu che si sfaldava con tenerezza. Gli spinaci giovani hanno portato una gradita freschezza, mentre la spuma di radice di prezzemolo ha aggiunto una meravigliosa cremosità e una spezia sottile. I finferli creavano un contrasto terroso e completavano perfettamente il piatto. Ciò che è stato particolarmente impressionante è stato l'equilibrio tra la pesantezza della carne brasata e i compagni leggeri, quasi ariosi. Qui era in mostra la vera arte della cucina: un piatto semplice e lussuoso allo stesso tempo, che rivelava nuove sfaccettature ad ogni boccone.
Il quarto piatto ha portato nel piatto una simbiosi di eleganza e rusticità con il maiale iberico. Il filetto era tenero e succoso, mentre la guancia aveva una consistenza brasata, quasi caramellata. La gremolata ha conferito al piatto una nota fresca e di limone che si abbinava magnificamente ai ricchi sapori del maiale. I carciofi e i peperoni hanno fornito un tocco mediterraneo e hanno messo in gioco un armonioso gioco di amarezza e dolcezza. Ogni elemento del piatto era perfetto e i sapori raccontavano la storia di un mestiere perfetto incentrato sulla qualità del prodotto.
La conclusione del menù è stata un inno alla leggerezza. Lo yogurt Davos, delicato e cremoso, ha incontrato la fresca croccantezza del sedano sott'aceto e le spezie aromatiche del basilico tailandese. L'acidità della mela Granny Smith ha portato freschezza ed equilibrio che hanno completato magnificamente il menu. I sapori erano chiari, leggeri e tuttavia estremamente complessi. Questo dessert non era un classico dolce finale, ma un finale premuroso che rinfrescava i sensi e chiudeva elegantemente il pasto.
La cena all'Apollo non era solo un pasto, ma un viaggio attraverso sapori, consistenze e storie che raggiungevano nuove vette ad ogni forchettata. Ogni piatto era perfettamente bilanciato, non solo nel gusto e nella consistenza, ma anche nella presentazione. La combinazione di prodotti regionali con una cucina moderna che soddisfa lo standard Michelin.
(Originale)
Mein Besuch im Fine-Dining-Restaurant Apollo im Hotel Grischa in Davos war ein unvergleichliches Erlebnis, das jeden einzelnen der fünf kunstvoll kreierten Gänge in den Mittelpunkt stellte. Von Beginn an wurde klar, dass die Küche des Hauses auf höchstem Niveau arbeitet, sowohl in technischer Präzision als auch in der kreativen Interpretation der Speisen. Die Kombination aus hochwertigen, regionalen Zutaten und internationaler Finesse hob das Abendessen auf ein Michelin-Stern-würdiges Niveau.
Der erste Gang war ein Meisterwerk in der Balance zwischen Süße und Frische. Der bretonische Hummer, perfekt zubereitet, präsentierte sich zart und dennoch vollmundig im Geschmack. Begleitet wurde er von einem kühlen, aber tief aromatischen Kiduler Gazpacho. Das Spiel der Texturen durch die sanft eingearbeitete Zucchetti und der subtilen Anisnote des Fenchels verlieh dem Gericht eine harmonische Leichtigkeit. Der Hummer, präzise auf den Punkt gegart, ließ die Süße des Meeres mit der erdigen Frische der Gemüse und Kräuter verschmelzen. Ein Auftakt, der sofort eine Vorahnung dessen gab, was noch folgen würde: kulinarische Perfektion
Der Wolfsbarsch, nach der traditionsreichen „Ike Jime“-Methode zubereitet, brachte nicht nur durch seine Textur eine außergewöhnliche Raffinesse auf den Teller, sondern auch durch den unvergleichlich reinen Geschmack. Die Calamaretti in der tief aromatischen Meeresbouillon harmonierten perfekt mit dem Fisch, während der Blumenkohl, sowohl als Creme als auch in seiner ursprünglichen Form, die erdigen Noten des Gerichts unterstrich. Jeder Bissen war wie eine Reise ans Meer, wobei die Umami-Tiefe der Bouillon und die Frische des Fisches im Vordergrund standen. Das Zusammenspiel der Aromen war ein wunderbares Beispiel für gekonnte Einfachheit, die auf höchstem handwerklichen Niveau umgesetzt wurde.
Der dritte Gang war eine Hommage an die Regionalität, mit einer geschmorten Schulter vom Davoser Wagyu, die vor Zartheit nur so zerfiel. Der junge Spinat brachte eine willkommene Frische, während der Petersilienwurzel-Espuma eine wunderbare Cremigkeit und subtile Würze hinzufügte. Die Eierschwämmli sorgten für einen erdigen Kontrast und rundeten das Gericht perfekt ab. Was besonders beeindruckte, war die Balance zwischen der Schwere des geschmorten Fleisches und den leichten, fast luftigen Begleitern. Hier zeigte sich die wahre Kunst der Küche: Ein Gericht, das sowohl bodenständig als auch luxuriös war und bei jedem Bissen neue Facetten offenbarte.
Der vierte Gang brachte mit dem Iberico-Schwein eine Symbiose von Eleganz und Rustikalität auf den Teller. Das Filet war zart und saftig, während die Backe durch ihre geschmorte, fast karamellisierte Textur begeisterte. Die Gremolata verlieh dem Gericht eine frische, zitronige Note, die die reichhaltigen Aromen des Schweins wunderbar ergänzte. Die Artischocken und Peperoni sorgten für einen mediterranen Touch und brachten ein harmonisches Zusammenspiel von Bitterkeit und Süße ins Spiel. Jedes Element des Gerichts war auf den Punkt gebracht, und die Aromen erzählten die Geschichte eines perfekten Handwerks, das die Qualität des Produkts in den Mittelpunkt stellte.
Der Abschluss des Menüs war eine Ode an die Leichtigkeit. Der Davoser Joghurt, mild und cremig, traf auf den frischen Crunch von gepickeltem Stangensellerie und die aromatische Würze von Thai-Basilikum. Die Säure des Granny Smith-Apfels brachte Frische und Ausgewogenheit, die das Menü auf wunderbare Weise abrundete. Die Aromen waren klar, leicht und dennoch aufregend vielschichtig. Dieses Dessert war kein klassisch süßer Abschluss, sondern ein durchdachtes Finale, das die Sinne erfrischte und das Menü elegant beendete.
Das Abendessen im Apollo war nicht einfach nur eine Mahlzeit, sondern eine Reise durch Aromen, Texturen und Geschichten, die mit jeder Gabel einen neuen Höhepunkt erreichte. Jedes Gericht war perfekt balanciert, nicht nur in Geschmack und Textur, sondern auch in seiner Präsentation. Die Verbindung von regionalen Produkten mit moderner Kochkunst ,das dem Michelin-Standard gerecht wird.