(由 Google 翻译)糟糕透顶的经历!
7月21日早上,我们在这个海滩度假村预订了三个座位:第一排一个,第二排两个,总共130欧元。
抵达后(大约9:30),我们付款、托运行李,并询问是否可以使用洗手间。经过一番询问后,我们才得知没有洗手间:度假村内没有洗手间,也没有与附近的机构达成任何协议。无论是网站还是他们的官方渠道,都没有提及任何信息。唯一的替代方案是:停车场里的化学洗手间,距离大约1.5公里,只能在阳光下、沙地和泥地上步行才能到达。(我们出门时才发现,这些洗手间都上了锁!)
我们团里有一位残疾人,需要立即频繁使用洗手间。因此,我们非常遗憾地决定放弃当天的行程并要求退款:时间还不到十分钟。
真正的噩梦就此开始。
我们走到吧台,平静地解释了一切,甚至还出示了我们的残疾人卡。对方傲慢地回答:“想去就去。”
沉默。没有同情心。没有主动要求。
我们问:“能退钱吗?”
回答:“不行。”
没有解释。对方只会越来越粗鲁:同事们翻白眼、窃笑。
我们指出,我们占用加油站还不到十分钟,而且这是有记录的医疗需要。
回答:“嗯,但我们不能再转卖加油站了。”(7月21日,旺季,难以置信。)
我们指出,由于他们出售食品和饮料,法律规定必须设有卫生间,包括残疾人专用卫生间。他们用一句听起来像是专门为回避情况而说的话来回应:“我们只提供餐饮服务!我们不需要卫生间!”
嗯。任何提供餐饮的公共场所都必须设有卫生间。
与此同时,他们的语气变得越来越糟糕。那个金发小伙显然没能处理好这种情况,一边招呼其他顾客(!)一边转向我们,大声喊道:“我有必要对你大喊大叫吗?!”
我妈:“你们是想吓唬我们吗?”
我姐姐插嘴道:“我们可以和老板说话吗?”
“今天我是老板,”她回答道。
我们和一个男孩说话,他昨天可能还在用奶瓶喝酒,今天却自称是店主。
然后我们问:“我们可以和真正的老板说话吗?”
哑剧开始了。
他和他的同事把手机举到空中,咯咯地笑着说:“语音信箱。”
我们:“没问题,5分钟后再打。”
但过了一会儿,老板真的接了电话,我们看到两个孩子脸色都白了。
简短的交谈后,他把手机递给我们。
然后我们明白了一切。老板是个成年男子,他开始吼叫:“我先说你烦我了!我有要事!你浪费我的时间!”
我们试图解释,但他根本不听,只是打断我们说话。
“众所周知,整个多穆斯·德·玛丽亚都没有卫生间!”
他的意思是:不懂当地规定都是你的错。好像每个撒丁岛人都应该知道,在多穆斯·德·玛丽亚市,海滩设施都没有卫生间似的。
(毕竟我们是撒丁岛人,更别说游客了。)
我们:“现在的问题不是没有卫生间,而是你们竟然想因为没用过一项服务就扣130欧元!”
他:“女士,税务局不允许取消收据。如果您有办法,请解释给我听。”
错。收据可以用取消通知单或贷记单取消。他们不想这么做的唯一原因就是为了保住钱。经过无数次的讨论,他们同意退款。
但即便如此,他们还是用一种家长式的口吻说:“把IBAN给他们,确保和你付款的卡一样!”
两天后,退款到了。
剩下的只是对全体员工行为的极度厌恶。
这确实是出于健康方面的需要。不是要求“正确”,而是要求被倾听和尊重。
在这里,我们遇到的只有傲慢、咄咄逼人和粗鲁。
这是我人生中第一次不辞而别。我为你感到羞耻。
(原文)
ESPERIENZA ORRIBILE!
La mattina del 21 luglio abbiamo prenotato tre postazioni presso questo stabilimento balneare: uno in prima fila e due in seconda, totale 130 euro.
All’arrivo (intorno alle 9:30) paghiamo, poggiamo le nostre borse e chiediamo informazioni sull’uso dei servizi igienici. Solo a domanda esplicita ci viene detto che i bagni non esistono: nessun bagno nello stabilimento, né convenzioni con strutture vicine. Nulla segnalato sul sito o sui loro canali. L’unica alternativa: dei bagni chimici nei parcheggi, a circa 1,5 km, raggiungibili solo a piedi sotto il sole, tra sabbia e sterrato. (Che scopriremo solo andando via essere tutti chiusi con il lucchetto!)
Nel nostro gruppo c’era una persona con disabilità che necessita di accesso immediato e frequente al bagno. Così decidiamo, con grande dispiacere, di rinunciare alla giornata e chiedere il rimborso: sono passati meno di dieci minuti.
Ed è lì che inizia l’incubo vero.
Andiamo al bar e spieghiamo tutto, con calma, mostrando anche il tesserino della disabilità. Risposta, con tono strafottente: «Se volete andare, fate pure.»
Silenzio. Nessuna empatia. Nessuna proposta.
Chiediamo: «Possiamo riavere indietro i soldi?»
Risposta: «No.»
Nessuna spiegazione. Solo maleducazione crescente: occhi al cielo, risatine tra colleghi.
Facciamo notare che abbiamo occupato le postazioni meno di dieci minuti, e che si tratta di una necessità medica, documentata.
Risposta: «Eh ma noi le postazioni non le possiamo più rivendere.»
(Il 21 luglio, alta stagione, poco credibile.)
Facciamo presente che vendendo alimenti e bevande sono obbligati per legge ad avere bagni, anche per disabili. Loro rispondono con una frase che suona cucita su misura per svicolare: «Noi facciamo solo catering! Non servono i bagni!»
Mah. Qualunque attività pubblica che somministra cibo deve avere servizi igienici.
Intanto il tono peggiora. Il biondino, evidentemente incapace di gestire la situazione, mentre serve altri clienti (!) si gira verso di noi e sbraita:
«MA VI DEVO URLARE?!»
Mia madre: «Ci vuoi fare paura?»
Interviene mia sorella: «Possiamo parlare con il titolare?»
«Oggi il titolare sono io», risponde.
Parliamo con un ragazzino che probabilmente ieri beveva dal biberon e oggi pretende di rappresentare un’attività commerciale.
Chiediamo allora: «Ci fai parlare con il vero titolare?»
Parte la pantomima.
Lui e il collega alzano i telefoni in aria, ridacchiando: «Segreteriaaaa».
Noi: «Nessun problema, riprovate tra 5 minuti.»
Ma dopo poco il titolare risponde davvero e vediamo i due ragazzini letteralmente sbiancare.
Dopo un breve scambio di nascosto, ci passa il telefono.
E lì capiamo tutto. Il titolare, un uomo adulto, parte urlando:
«Premetto che lei mi sta disturbando! Io ho affari importanti! Lei mi sta facendo perdere tempo!»
Cerchiamo di spiegare, ma non ascolta, ci parla sopra.
«È RISAPUTO che non ci sono bagni in tutta Domus de Maria!»
Come a dire: colpa tua se non conosci le regole locali. Come se qualunque sardo dovesse sapere che nel comune di Domus de Maria le strutture balneari non hanno servizi igienici.
(E noi siamo sardi, figuriamoci i turisti.)
Noi: «Il problema ora non è l’assenza di bagni, è che volete trattenere 130 euro per un servizio non fruito!»
Lui: «Signora, l’Agenzia delle Entrate non prevede lo storno dello scontrino. Se lei ha una soluzione, me la illustri.»
Falso. Gli scontrini si possono stornare con annullamento o nota di credito. L’unico motivo per cui non volevano farlo era tenersi i soldi. Dopo infinite discussioni, accettano di fare un rimborso.
Ma anche lì, con tono paternalista: «Lasci ai ragazzi l’IBAN, e che sia lo stesso della carta da cui avete pagato eh!»
Dopo due giorni il rimborso arriva.
Ciò che resta è il disgusto totale per il comportamento dello staff intero.
Si trattava di una necessità sanitaria reale. Non di “avere ragione”, ma di essere ascoltati e trattati con rispetto.
Qui abbiamo trovato solo arroganza, aggressività, maleducazione.
È la prima volta in vita mia che vado via da un posto senza salutare. Mi vergogno per voi.